1620 Alberto Azario Articoli
20 luglio, 2018

Rifiuti pericolosi: tra incendi e nuova legislazione, inizia la calda estate italiana.

In fiamme cassonetti colmi di rifiuti e montagne di buste d’immondizia che raggiungono le carreggiate stradali a Cerignola in provincia di Foggia, in fiamme rifiuti plastici ed elettronici nello stabilimento di Vitaliano in provincia di Napoli, in fiamme l’impianto per lo smaltimento di rifiuti di Caorso in provincia di Piacenza, stessa sorte per il parco regionale naturale «Fiume Ofanto» in Puglia, ricettacolo di rifiuti (che, con le piene del fiume, finiscono in mare e da qui sulle spiagge e sugli arenili), cimitero di copertoni abbandonati e luogo dove le coltivazioni abusive (soprattutto tendoni di uva) sorgono in barba a qualunque normativa di tutela ambientale. Casi diversi in cui l'ennesimo rogo, che riguarda anche gli impianti di stoccaggio e riciclo dei rifiuti, porta il numero di questi episodi a quasi 300 in due anni in tutta Italia. Un numero impressionante che non può essere considerato casuale. In tutti questi casi le cause dei roghi sono ancora sconosciute, si è parlato di autocombustione a volte, e di incendi dolosi in molti altri episodi. La preoccupazione ogni volta è la stessa però: il rischio per la salute dei residenti vicini alle zone interessate e quello dei lavoratori che hanno operato per spegnere tali incendi, specie quando hanno interessato attività di stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali. E quando un’azienda che si occupa di smaltimento di rifiuti, o una discarica abusiva, vanno in fiamme il pericolo di disastro ambientale è sempre da prendere in considerazione. Attraverso il monitoraggio dell’aria e delle aree, e zone limitrofe, interessate si cercano così risposte alle crescenti preoccupazioni derivate dai roghi. In particolare in questi casi si attivano le rilevazioni previste che solitamente riguardano: IPA e diossine, ossidi di azoto e di zolfo, polveri, sostanze organiche volatili, ammoniaca, acido cloridrico. A titolo precauzionale, inoltre, dalle autorità viene sempre consigliato alla popolazione di tenere le finestre chiuse fino a nuova indicazione. Quello che è certo è che, come spesso succede in estate in Italia, la triste stagione degli incendi, con un notevole incremento stagionale rispetto alla media annuale di questi casi, è anche questa volta iniziata.

E quando, come nel caso scoperto in questi giorni, rifiuti pericolosi, detriti da demolizione e costruzione, mattonelle e pneumatici fuori uso sono finiti, dopo essere stati prelevati da due aree adibite a discariche abusive, ad essere parte fondante del sottofondo stradale per l’ampliamento della corsia di decelerazione per l’immissione in un’area di servizio sulla Nola – Villa Literno (arteria simbolo del degrado ambientale che taglia in due le province di Caserta e Napoli attraversando tutti i comuni della cosiddetta “Terra dei Fuochi”) ci rendiamo conto sia che l’ambiente viene ancora una volta deturpato e svilito, sia che il concetto di economia circolare, e quindi dei rifiuti visti come risorse, è stato probabilmente completamente frainteso.

Mi riallaccio al tema dei rifiuti pericolosi per informarvi che è diventata definitivamente legge anche in Italia la nuova classificazione europea dei rifiuti. Come nella migliore tradizione italiana anche l’estate di quest’anno è stata foriera di novità importanti sulla gestione rifiuti. Si tratta del nuovo regolamento che era entrato in vigore nel giugno 2015 per poi decadere in favore di una legge nazionale, la n.116 dell’11 agosto 2014. A partire dal 05 luglio 2018 verrà così applicata la nuova classificazione dei rifiuti relativamente alla caratteristica di pericolo HP14 o dell’«Ecotossico». Il Regolamento (UE) 2017/997 del Consiglio dell'8 giugno 2017 ha, infatti, modificato l'allegato III della direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio. Senza entrare troppo in argomenti di natura tecnica, compito che sarebbe più adatto ad un chimico, posso affermare che, d’ora in poi, le valutazioni rispetto alla caratteristica HP14 saranno più restrittive. In caso di dubbio, quindi, il rifiuto va ora classificato come pericoloso: in questo modo si evitano i test di verifica, ma salgono i costi di smaltimento. Di conseguenza molti rifiuti, che oggi non sono da classificare come pericolosi, potrebbero esserlo a partire dal 5 luglio 2018. Pertanto, flussi di rifiuti importanti, sia quantitativamente sia economicamente , rischiano di subire un drastico rallentamento (o blocco) dovuto al cambio di classificazione sconvolgendo bruscamente equilibri consolidati, compromettendo le possibilità di recupero possibili in molti casi, svuotando così di senso quella “economia circolare” tanto (giustamente) auspicata. Si imporranno, inoltre, requisiti diversi per la loro gestione, variazioni nei costi e la necessità di verificare ed adeguare rapporti di prova, valutazioni, certificazioni e quant’altro. L'invito è, dunque, alla massima attenzione: gli adeguamenti al CLP (ossia il regolamento 1272/2008 su cui si basa la classificazione dei rifiuti) vanno approfonditi con cautela, accertando le ricadute sulle situazioni specifiche. Per fare fronte all’attuale evoluzione normativa laboratori e consulenti dovranno sia sensibilizzare le aziende che non dispongono delle giuste competenze tecniche, sia sostenerle nell'inevitabile processo di adeguamento. In questo caso per adeguarsi alla nuova normativa, è importante saperlo, sarà sufficiente, però, limitarsi a riportare nella registrazione di scarico del rifiuto che ha subito la riclassificazione, l’eventuale nuova codifica attribuita grazie alla riscontrata caratteristica HP14, e riportare nello spazio dedicato alle annotazioni la dicitura del tipo: “Riclassificazione del rifiuto ai sensi del Regolamento 8 giugno 2017, n. 997/2017/Ue”.

Il primo passo da compiere per una corretta gestione dei rifiuti è rappresentato, a mio avviso, proprio dalla loro esatta classificazione. Tale classificazione è, dunque, un passaggio indispensabile e fondamentale i cui effetti si ripercuotono su tutte le fasi successive della gestione dei rifiuti, ivi compresi gli adempimenti amministrativi che devono essere espletati in tema di contabilità e tracciabilità dei rifiuti (registri di carico/scarico, formulari, MUD e SISTRI).

Persino la Cina, dove la metà dei rifiuti in tutto il Paese viene trattata dai produttori senza supervisione alcuna, proprio in questi giorni l’ha capito: «senza un controllo appropriato, i rifiuti pericolosi sono una bomba in grado di esplodere in ogni momento».

Alberto Azario