La lotta delle istituzioni contro i rifiuti, dalle telecamere alle nuove norme UE
Chi lascia divani, chi abbandona sedie, chi materassi appoggiati al muro. Il malcostume di alcuni cittadini non smette di esistere ne di stupire, con il rischio che i cassonetti diventino presto delle discariche a cielo aperto. L’usanza di lasciare rifiuti ingombranti infatti sui marciapiedi vicino ai punti di raccolta dell’immondizia è una pratica che praticamente ognuno di noi ha visto, purtroppo, almeno una volta nella sua vita. Anche quando ci sono servizi funzionanti per risolvere questo problema, ed ormai è in ogni cittadina così grazie sia a zone di conferimento rifiuti ingombranti sia a numeri verdi dei comuni che addirittura, previo appuntamento, giungono a casa a ritirare tali beni da conferire in discarica e/o riciclare; tale forma di inciviltà continua, in alcuni casi, ad esistere. La tecnologia ci viene ora in soccorso per arginare e superare questo problema: contro i rifiuti selvaggi arrivano le cosiddette “fototrappole”. Le amministrazioni comunali si stanno munendo infatti di telecamere nascoste nei pressi dei cestini della spazzatura presenti in città come deterrente nei confronti di quei cittadini che, in modo particolare nei mesi estivi, abbandonano in modo incontrollato i propri rifiuti in aree pubbliche, ai lati delle strade o nelle campagne, generando non solo un problema di sostenibilità economica per le casse comunali nel dover commissionare continui servizi di raccolta straordinaria ma anche e soprattutto di decoro urbano e di civiltà. Lotta ai rifiuti ingombranti che si unisce in questo caso anche a quella di colpire coloro i quali scambiano i singoli cestini per discariche pubbliche abbandonando, ad esempio, sacchetti con rifiuti di ogni tipo, compresa la frazione umida, in molti casi scarti domestici lasciati da chi non attua la raccolta differenziata. Le telecamere, opportunamente nascoste, scattano immagini nel momento in cui rilevano movimenti, immagini che restano a disposizione della Polizia locale alcuni giorni e che permettono di vedere chi abbandona i rifiuti. Subito dopo scattano le verifiche da parte della Polizia e dell’Ufficio Ambiente del Comune e, una volta risaliti ai diretti responsabili delle violazioni, le sanzioni le quali possono essere pecuniarie o anche di rilevanza penale (con segnalazioni inoltre anche all’Ufficio Tributi per verificare se tali soggetti siano in regola con il pagamento della Tari ossia la tassa sulla raccolta dei rifiuti). Eppure basterebbe un po di senso civico in più per evitare alla nascita questi comportamenti, ed una nuova concezione del rifiuto come risorsa e non più solamente come oggetto da dimenticare in discarica o ancora peggio in mezzo ad una strada. Forse con il passare del tempo questi concetti verranno meglio assimilati da cittadini ed amministrazioni e nuove norme potranno aiutare a produrre meno rifiuti e, quando ciò non è possibile, ad aumentare in modo sostanziale il riciclaggio dei rifiuti urbani e dei rifiuti d’imballaggio.
Intanto a partire dal 4 luglio sono entrate in vigore quattro nuove direttive UE, di cui avevo già parlato qualche settimana fa, studiate al fine di promuovere i principi dell’economia circolare ed intensificare l’uso delle energie rinnovabili. Il Pacchetto “Circular Economy” comprende tra le Direttive dell’Unione Europea, del Parlamento Europeo e del Consiglio, la direttiva 2018/849, la direttiva 2018/850, la direttiva 2018/852 e la direttiva 2018/851. L’ambizioso pacchetto di misure sull’economia circolare, voluto fortemente dalla Commisssione europea, è stato adottato per aiutare le imprese e i consumatori europei a compiere quella transizione necessaria verso un’economia circolare, in cui le risorse siano utilizzate in modo più sostenibile. Solo utilizzando, infatti, al massimo tutte le materie prime, i prodotti e i rifiuti si potrà ricavarne il massimo valore, favorendo i risparmi energetici e riducendo le emissioni di gas a effetto serra. In sostanza, le azioni proposte contribuiranno a "chiudere il cerchio" del ciclo di vita dei prodotti, incrementando il riciclaggio e il riutilizzo e arrecando vantaggi sia all’ambiente che all’economia. Le nuove norme adottate in questi giorni rappresentano la normativa in materia di rifiuti più moderna al mondo, un campo in cui l’UE sta dando l’esempio che altri dovrebbero imitare. L’inasprimento delle norme per il calcolo delle percentuali di riciclaggio aiuterà, inoltre, a monitorare meglio i progressi realmente compiuti nella realizzazione dell’economia circolare. I componenti biologici e tecnici di un prodotto creato con quest’ottica sono progettati, infatti, col presupposto di adattarsi all’interno di un ciclo dei materiali, progettato per lo smontaggio e la riproposizione. Smaltire in discarica i rifiuti non ha alcun senso in un’economia circolare, oltre a costituire un rischio d’inquinamento dell’acqua, del suolo e dell’aria. Entro il 2035 i rifiuti urbani smaltiti in discarica dovranno essere così essere ridotti, fino a costituire al massimo il 10% del totale dei rifiuti urbani prodotti.
Riuso, riciclo e recupero sono oggi le parole chiave intorno alle quali costruire un nuovo paradigma di sostenibilità, innovazione e competitività, in uno scenario in cui anche i rifiuti si trasformino da problema in risorsa. Studi effettuati sull’argomento promettono infatti come, solo in Europa, l’economia circolare può generare un beneficio economico da 1.800 miliardi di euro entro il 2030, può dare una spinta al PIL di circa 7 punti percentuali addizionali. Karmenu Vella, Commissario per l’Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, ha dichiarato: “L’approvazione definitiva delle nuove norme dell’Unione sui rifiuti da parte del Consiglio segna un momento importante per l’economia circolare nel nostro continente. I nuovi obiettivi di riciclaggio e smaltimento in discarica tracciano un percorso credibile e ambizioso per una migliore gestione dei rifiuti in Europa. Nostro compito principale è ora garantire che le promesse sancite in questo pacchetto legislativo siano concretizzate. La Commissione intende fare il possibile perché la nuova legislazione dia risultati sul campo.”