Carta: gli italiani sono primi in Europa per riciclo e l’economia ringrazia
In Italia si riciclano ogni minuti 10 tonnellate di macero di carta e cartone. Numeri elevati che ci permettono di eccellere in Europa e di far salire il nostro Paese ai primi posti in questa buona pratica. Ed, inoltre, quando poi il sistema del riciclo funziona adeguatamente, a beneficiarne non è solo l’ambiente, ma anche l’economia tutta grazie alle nuove posizioni lavorative ed alle opportunità che l’industria del riciclo può creare. I dati ci dicono, infatti, che oggi la raccolta differenziata della carta conviene: nel 2017, ad esempio, Comieco (Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica) ha erogato 110 milioni di euro alle quasi 5.500 amministrazioni comunali in convenzione che hanno raccolto 1,4 milioni di tonnellate del prezioso materiale, con un incremento dell’8% rispetto al 2016. Segnali positivi arrivano di conseguenza anche dall’intera industria cartaria, che sta aprendo tre impianti (due già operativi e uno in avviamento) che utilizzeranno 1,2 tonnellate di materiale riciclato con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la qualità della raccolta differenziata della carta, per eliminare già alla fonte eventuali presenze estranee. Ritornando ai numeri, nel 2017, con un incremento dell’1,6% rispetto all’anno precedente, la media italiana per il recupero ed il riciclo degli imballaggi a base cellulosica si era attestata a circa 54 chilogrammi a persona con Emilia Romagna e Trentino Alto Adige in testa, grazie alla raccolta di 80 kg pro capite, e Calabria e Sicilia in ultima posizione rispettivamente con 33 e 22 kg (a fronte c’è da dirlo, però, di un incremento del 6% rispetto all’anno precedente). Proprio in Sicilia , però, si è formato un club di “ecocampioni del riciclo” composto da 22 Comuni che hanno raggiunto il 50% della raccolta differenziata sui rifiuti prodotti e, per quanto riguarda la carta, sono arrivati a una raccolta di 40 kg pro capite dimostrando che, quindi, le condizioni per far bene anche in questo campo ci sono. In Sicilia, infatti, la raccolta nei Comuni medio-piccoli è più che soddisfacente, sono i capoluoghi ad abbassare la media. Quello che dovrebbe aumentare, ora, è l’impegno dei cittadini e degli amministratori siciliani e calabresi per favorire il decollo della raccolta differenziata in queste due regioni anche attraverso la creazione di un modello di sviluppo che metta in connessione la parte pubblica e la parte privata finalizzata a realizzare un servizio di qualità ed efficienza, che venga percepito come un meccanismo virtuoso per portare effetti benefici a tutti. Anche un cambio di prospettiva riguardo la differenziata potrebbe, forse, accelerare la corretta utilizzazione della stessa: passando dalle sanzioni per chi butta i rifiuti nel cassonetto sbagliato a premi per chi, invece, sa differenziare nel modo più corretto.
Imballaggi e oggetti in carta e cartone differenziati correttamente dai cittadini vengono poi raccolti dal gestore del servizio di raccolta del Comune e portati in piattaforma, selezionati e lavorati. Una volta resi idonei ad essere reintrodotti nei cicli produttivi, vengono così trasferiti in cartiera dove, grazie al riciclo, diventano carta e cartone pronti per essere utilizzati per nuovi prodotti nelle cartotecniche. Le fasi di questo riciclo sono tante e complesse, ma al contempo i vantaggi sono davvero molti, soprattutto a livello economico e ambientale. Basti pensare che oggi per produrre 1 tonnellata di carta si usano 24 metri cubi di acqua; nel 1970 ne occorrevano 100. L’industria cartaria italiana risulta, quindi, sostenibile e costantemente impegnata nella ricerca tecnologica dedicata alla tutela dell’ambiente nonché fondamentale per la nostra economia, ma soprattutto per il nostro pianeta e per l’inquinamento ambientale che viene azzerato da tale riciclo.
Riguardo allo scenario delle esportazioni da gennaio 2018, ossia quando la Cina, che da sola assorbiva il 76% dell'export europeo composto da macero con diversi gradi di qualità, ha chiuso le frontiere a tutta la carta con impurità superiori allo 0,5%, tutto è nettamente cambiato con un aumento a dismisura dei materiali a base cellulosa disponibili sui mercati comunitari ed un crollo dei prezzi generali. L’Italia, che per metà vendeva alla Cina quasi un terzo di carta e cartone da riciclare con qualità più elevata, si è ritrovata così a ridefinire nuovi sbocchi: oggi per l'export italiano crescono così i mercati di Indonesia, Thailandia, Vietnam ed India. Di pari passo si prevede che, entro il 2019, in Europa la capacità produttiva dell'industria cartaria aumenterà di 5,4 milioni di tonnellate, di cui 4,6 legati alla produzione del cartone basata quasi totalmente su fibre rigenerate. Il nostro Paese (secondo solo alla Germania per la totale capacità produttiva) ha investito negli ultimi dieci anni più della media dell'industria manifatturiera in termini di percentuale di fatturato spinto fortemente dalla crescita del mercato delle consegne a domicilio che, trainando l’industria degli imballaggi, ha aperto prospettive di altre riqualificazioni e nuovi stabilimenti. Alla fine potremo così ritrovarci a veder crescere le nostre esportazioni di prodotto finito, anziché di carta da riciclare: secondo gli ultimi dati Assocarta, infatti, nel 2017 la produzione ha superato i 9 milioni di tonnellate (il 2% in più rispetto al 2016), con una crescita della domanda estera di quasi il 3%. Allo stesso tempo in soli 12 mesi le quotazioni del macero sono crollate del 60% (27,5 euro a tonnellata contro i 92,5 di agosto 2017), gli ultimi dati, però, ci confermano che la caduta dei prezzi ha subito uno stop. Attendiamo ora solo un recupero del mercato.
Non sono per il nostro Paese lontani i target fissati entro il 2020 dall’Unione europea pari a 3,5 milioni di tonnellate di carta raccolta con la differenziata. Per raggiungere l’obiettivo bisognerebbe arrivare a 240 mila tonnellate in più, nulla di impossibile quindi. Nel 2035 il punto di arrivo già fissato dall’Ue è un tasso di riciclo dell’85% degli imballaggi cellulosici. Oggi in Italia siamo a quasi l’80%, il che vorrebbe dire che vengono riciclati quattro imballaggi su cinque. Il traguardo non sembra poi così lontano.