Bio-olio e bio-metano: ossia come ricavare energia rinnovabile dai rifiuti
Partendo dal presupposto che dall’umido proveniente dalla raccolta differenziata di ogni cittadino si può produrre biometano sufficiente a percorrere 100 km, che diventano 6 miliardi se contiamo l’intera popolazione italiana (60 milioni), possiamo dire, in parole povere, che circa 600mila macchine potrebbero viaggiare grazie al carburante che fa bene all’ambiente e fa risparmiare soldi. Considerando questi dati risultano di fondamentale importanza l’approvazione dei vari decreti per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti e le varie agevolazioni per le imprese a forte consumo di gas. Un sistema incentivante che ha un bilancio indicativo di 4,7 miliardi di euro e si applica a tutti i nuovi impianti per la produzione di biometano e biocarburanti ottenuti da rifiuti, residui agricoli e alghe (e a quelli esistenti riconvertiti), che entrino in esercizio entro il 31 dicembre 2022. Sta ora alle aziende accettare la sfida, e davvero tante l’hanno già fatto, per fare in modo che la raccolta dell’organico possa diventare ancora di più una risorsa per il Paese per le finalità di produzione sia di compost sia di Biometano. Il numero degli impianti ad oggi infatti non è sufficiente per soddisfare la raccolta differenziata dell’organico di tutta Italia, con il grande divario tra Nord e Sud, ne servirebbero almeno un centinaio.
Fanno ben sperare esempi come quello all’avanguardia di Gela, dove una raffineria smette di raffinare il greggio estratto dalle profondità delle rocce per rinascere in veste Green e produrre biopetrolio di alta qualità partendo dall’immondizia più povera e quotidiana, quella degli avanzi di cucina. Grazie alla tecnologia “Waste to fuel” sviluppata nei laboratori di ricerca Eni è stato avviato così il primo impianto pilota per il recupero e la trasformazione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu) in un bio-olio che servirà a produrre carburanti di nuova generazione. Con una capacità produttiva giornaliera di bio-olio stimata in circa 70 chilogrammi derivati da circa 700 kg di rifiuti organici forniti dalla società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti di Ragusa, l’impianto di Gela si caratterizza, inoltre, per la possibilità di generare un sottoprodotto di grande valore: l’acqua. Il rifiuto umido, infatti, è valorizzato non solo tramite la produzione di bio-olio e biometano, ma anche con il recupero e il trattamento di una risorsa preziosa quanto scarsa come l’acqua, che ne fa parte in proporzione pari a circa il 70%. Da impianti innovativi e moderni derivano così grandi guadagni per la collettività tutta, con una strategia improntata al modello integrato di economia circolare, si sperimentano così nuovi combustibili derivanti dal riciclo di rifiuti organici, solidi urbani, dai residui della plastica e anche dalla fermentazione delle alghe, solo per citare alcuni esempi.
Ridurre i gas serra in atmosfera è una delle altre sfide più importanti oggi nella lotta contro il riscaldamento globale. Le possibilità per realizzare questo obiettivo sono oggi fondamentalmente due: l'utilizzo di energia rinnovabile per sostituire quella prodotta con i combustibili fossili, ed il recupero e successivo stoccaggio o riutilizzo della CO2, il principale gas serra prodotto dalle attività umane. Ma nell’Italia dell’energia circolare, che sta compiendo i primi passi nella produzione di biometano da rifiuti organici, c’è già chi è pronto a portare il settore a livello successivo. Come? Associando alla produzione del carburante anche quella di gas per il settore alimentare, tagliando allo stesso tempo le varie emissioni in atmosfera.
Grazie ad un innovativo progetto italiano presto si potrà, infatti, ottenere dai rifiuti organici, in un unico processo, sia del metano come fonte di energia rinnovabile sia CO2 in forma pura per uso industriale ed alimentare. Il metodo descritto sulla rivista “Energy & Environmental Science” e sviluppato da un team di ricercatori dell'Istituto per la tecnologia delle membrane del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Itm) di Rende (Cs) è stato applicato a livello industriale presso un’ azienda in provincia di Bergamo nella quale con successo la frazione organica dei rifiuti solidi urbani è stata trasformata in biogas, il quale, usato principalmente come combustibile per riscaldamento o per la produzione di energia elettrica, contiene principalmente metano e circa il 35% di CO2. La particolarità è, però, che la totalità della CO2 prodotta invece di essere rilasciata in atmosfera, grazie all’impianto viene interamente recuperata ad un elevato livello di purezza tale da poter essere utilizzata anche nell'industria alimentare (ad esempio per la produzione di acqua frizzante e di bevande gassate o per il surgelamento o l'imballaggio di alimenti in atmosfera controllata sostituendosi ai più ben dannosi conservanti). Nell'impianto di Montello dove è stata eseguita la sperimentazione vengono prodotti circa 3000 metri cubi di metano all'ora, sufficienti per il fabbisogno di oltre 20 mila famiglie. Allo stesso tempo, le 7000 tonnellate circa di CO2 prodotte ogni anno, possono ora venire recuperate assumendo, inoltre, un importante valore commerciale. Un vantaggio di questa tecnologia è che può essere applicata a tutti i rifiuti organici, non solo domestici ma anche provenienti da agricoltura, allevamenti e industria alimentare, per produrre ancora più energia rinnovabile e ridurre ulteriormente l'emissione di gas serra fornendo così un notevole contributo nella lotta contro i cambiamenti climatici ed un'economia più sostenibile.