Circular Economy e Startup: i due concetti chiave per una nuova economia.
Un sistema economico basato su politiche adeguate e su nuovi investimenti che possano trainare il nostro paese verso un‘economia di riciclo, questo il concetto che sta alla base della Circular Economy e le Startup possono rendere tutto ciò possibile.
Il mercato delle Startup è quantomai in crescita. Quest’anno hanno raggiunto e superato quota 10.000 sul territorio nazionale (ne dà notizia il Registro Imprese); sono attività con un fatturato complessivo che sfiora il miliardo di euro e con un capitale umano di circa 4,3 persone per azienda, fra soci e dipendenti[1].
Ma c’è bisogno di “ossigeno” per permettere la crescita esponenziale a cui le Startup puntano, divenendo Scaleup[2]. Il nostro Paese, con le sue 135 Scaleup, arranca dietro a numeri europei ben più importanti, tanto che si posiziona all’undicesimo posto. Da qui la necessità di investire in nuove Startup e orientare la loro produzione verso il mercato sempre più in espansione della circular economy, nell’ottica di creazione di un’economia dedita al riciclo di materie e risorse.
“There is not a planet B” ha dichiarato Paola Maugeri, scrittrice e presentatrice radiofonica, che per un anno ha vissuto secondo quella che ha definito la regola delle tre R (ridurre, riusare, riciclare) e ne ha raccontato l’esperienza[3]. È necessario quindi fare dell’economia circolare una realtà di fatto e non fermarsi alle teorie. La Circular Economy potrà avere un impatto positivo non solo sull’ambiente ma anche sul versante prettamente economico: le idee collegate all’economia circolare diventeranno trend e opportunità per sviluppare nuovi business.
Non mancano nel nostro Paese realtà che stanno puntando sempre di più ad assumere il ruolo di venture capital, ovvero intraprendere investimenti per l’avvio o la crescita di attività nei settori a elevato potenziale di sviluppo[4]. In questo caso, quindi, su Startup dedite alla Circular Economy. Ne sono due esempi Intesa Sanpaolo e il suo Innovation Center e Futura Invest.
Intesa San Paolo ha dedicato una parte del suo Innovation Center all’economia circolare “perché questo tema è uno degli nostri asset dal 2015” ha detto Stefano Martini di Intesa Sanpaolo. “Le nostre attività comprendono la divulgazione della cultura dell’economia circolare ma anche percorsi di open innovation sia per supportare le startup che si occupano di tematiche legate alla circular economy, sia per favorire il business di aziende che collaborano con noi. Inoltre la nostra banca ha messo a disposizione un plafond di 5 miliardi di euro per supportare le aziende che lanciano progetti sulla circular economy”[5].
Saranno i principali azionisti di Sanpaolo e Futura Invest (Fondazione Cariplo e Fondazione Enasarco), che deterranno, con quote paritetiche, il 49% di Indaco Venture Partners SGR, società leader fra le venture capital. Il restante 51% della società sarà posseduto dai cinque key-manager: Davide Turco (amministratore delegato), Elizabeth Robinson (vicepresidente esecutivo) e dagli investment director Antonella Beltrame, Alvise Bonivento e Valentina Bocca. Davide Turco commenta “Siamo molto grati agli investitori che hanno creduto in questo progetto. Siamo convinti che Indaco Ventures potrà contribuire a colmare il ritardo nel Venture Capital del nostro paese, fornendo finalmente alle nuove aziende con maggiori potenzialità ed ambizioni le risorse finanziarie necessarie per fare un importante salto dimensionale e competere ad armi pari, o quasi, con i loro concorrenti attivi in contesti caratterizzati da risorse per l'innovazione enormemente più grandi”.
Il progetto per Intesa Sanpaolo si colloca su un piano d’impresa più ampio. Nel triennio 2018-2021 la banca prevede di rafforzare l’impegno nella Corporate Social Responsibility: l’obiettivo è quello di diventare la prima Impact Bank al mondo, supportando la circular economy e sostenendo l'imprenditorialità giovanile e le nuove idee d'impresa[6]. Anche Fondazione Cariplo conferma il proprio impegno nel settore dell’innovazione: “Il venture capital nel nostro Paese è ancora lontano degli standard internazionali. Con questo fondo ci proponiamo di offrire alle realtà con possibilità di crescita interessanti, un veicolo per potenziare la loro competitività internazionale, aiutando così le nuove aziende. Le start up nel nostro Paese possono essere una risorsa importante, abbiamo bisogno di strumenti e risorse per rafforzarle e farle crescere” ha detto Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo.
Sempre in Italia non mancano esempi di startup della circular economy, ormai Scaleup, che hanno intrapreso percorsi di open innovation con grandi aziende. Orange Fiber, ad esempio, è una startup sita a Milano che ricava tessuti dagli scarti delle arance e che oggi ha avviato un percorso di collaborazione con Ferragamo. Anche i vari comuni italiani stanno scommettendo sulla circular economy con progetti sulla costruzione di nuove aree green, riciclo dei rifiuti, sharing mobility e mobilità elettrica.
[1] Arcangelo Ronciola, Per la prima volta in Italia ci sono più di 10.000 startup, Agi Economia, 18 marzo 2019.
[2] Si definisce Scaleup una Startup che ha convalidato un proprio modello di business ed è quindi pronta ad una crescita esponenziale. Gli economisti definiscono questo passaggio “attraversare il burrone della crescita”. In Cosè la Scaleup e quali sono le sue caratteristiche, Startup business.
[3] Intervista a Paola Maugeri, Ridurre risanare, riciclare. La mia vita a impatto zero, la Repubblica, 4 aprile 2014.
[4] Venture Capital, EconomyUp.
[5] Cocetta Desando, Re-Think, l’economia circolare fra grandi imprese e startup: a che punto siamo in Italia?, EconomyUp, 18 febbraio 2019.
[6] Monica D’Ascenzo, Startup, nasce il fondo Indaco Venture. In dote 130 milioni, Il Sole 24ore, 30 aprile 2018.