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10 maggio, 2020

Green Economy: la chiave per la ripartenza

Il Covid-19, come è ormai tristemente noto, ha reso necessario che ogni nazione mettesse in pausa le proprie attività, lasciando i motori del paese al minimo, se non quasi spenti. Ha messo, inoltre, a dura prova la sanità e, a cascata, tutti i settori delle economie nazionali. Ha limitato le libertà fondamentali degli individui e ci ha proiettati in uno scenario cupo che vede il Pil in caduta, l’aumento del tasso di disoccupazione e un periodo di recessione alle porte. Sembrerebbe uno scenario apocalittico insolubile che vede coinvolto l’intero pianeta, ma è necessario, invece, che proprio in un quadro così desolante si guardi avanti con fiducia per trovare le soluzioni per una ripartenza sicura ma proficua, che cerchi di dare risposte a tutti.

Personalmente sono sempre stato convinto che la chiave per questa fatidica ripartenza risieda in un ulteriore rilancio della Green Economy e, ultimamente, sto leggendo sempre più spesso che questa linea è quella verso la quale eminenti studiosi si orientano con maggiore favore. Proprio in questi giorni è stato rilasciato uno studio condotto dalla Oxford Smith School of Enterprise and the Environment [1] che cerca di rendere chiaro come sia realmente vantaggioso sconfiggere la crisi economica innescata dalla pandemia attraverso una totale conversione alla Green Economy. Il punto di arrivo di questo Rapporto mostra che ogni dollaro investito in questo ambito è in grado di creare più posti di lavoro (se confrontato con altre strategie), oltre a remunerare meglio il capitale investito. Ma scendiamo un po’ più nel dettaglio.

Gli economisti che hanno preso parte a questa ricerca, tra l’altro studiosi di rilievo mondiale tra cui Nicholas Stern e il premio Nobel Joseph Stiglitz, si sono occupati di catalogare più di 700 pacchetti di stimolo pubblico (dal 2008 ad oggi), dividendoli in 25 macrogruppi e portando avanti un sondaggio mondiale che ha chiamato in causa ben 231 esperti da 53 diversi paesi. La tesi portata avanti è volta a dimostrare che investire in progetti ecologici sia la scelta migliore sia eticamente che economicamente. Cameron Hepburn, direttore della Smith School e autore principale del Rapporto, ha sottolineato come, facendo l’esempio del settore edile, scegliere di costruire puntando sulle energie pulite creerebbe il doppio dei posti di lavoro per dollaro investito nei combustibili fossili (essendo la costruzione di infrastrutture per l’energia pulita molto più complessa). Praticamente si è arrivati a dimostrare, dati alla mano, che “le politiche di stimolo a lungo termine e a favore del clima sono più vantaggiose non solo nel rallentare il riscaldamento globale ma anche in termini di impatto economico complessivo. Le politiche “green” – lo studio si è concentrato sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra come criterio chiave per definire tali politiche – infatti, creano più posti di lavoro, offrono maggiori rendimenti nel breve termine per ogni dollaro speso e portano a un maggiore risparmio sui costi sul lungo termine, rispetto agli stimoli fiscali tradizionali” [2].

Altre politiche da perseguire illustrate nello studio sono quelle che includono investimenti nella produzione di energie rinnovabili, nella modernizzazione delle reti elettriche, nell’espansione dell’uso dell’idrogeno come combustibile, nell’adeguamento delle costruzioni su diversi livelli di efficienza, nell’agricoltura sostenibile e nella formazione affinché si possa affrontare la disoccupazione creando delle nuove figure professionali che lavorino nei settori della green economy.

Sono stati interpellati nel sondaggio anche degli esperti italiani, ben ventotto, tra cui funzionari del Ministero dell’Economia e della Banca centrale, e con le loro risposte si è giunti a notare, dice Hepburn, “un apprezzamento più forte per l’allineamento tra il clima e l’economia rispetto ad altri Paesi. Rimettere gli italiani al lavoro sulle infrastrutture per le energie pulite, sulla riqualificazione degli edifici e sul capitale naturale è un ottimo modo per far uscire il Paese dalla recessione e prepararlo per un futuro a zero emissioni” [3].

Insomma, mentre i governi di tutto il mondo si sono messi a studiare quali possano essere le misure di emergenza da adottare e quali gli stimoli fiscali più efficaci per una ripartenza delle proprie nazioni colpite così duramente dalla pandemia, arriva uno studio portato avanti da alcuni dei migliori economisti al mondo che dimostra delle politiche “climate-friendly” sono in grado di produrre dei risultati migliori sia per le economie che per l’ambiente. Anche Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha sottolineato quanto sarebbe dannoso, nella ripresa, tornare a logiche del passato, affermando che “rifinanziare tutto l’esistente per ritornare alle condizioni economiche precedenti alla pandemia è, in questa emergenza, quasi un riflesso condizionato, ma sarebbe doppiamente sbagliato: si rifinanzierebbero anche attività che invece andavano cambiate, innovate o convertite e non si impegnerebbero risorse sufficienti, che sono comunque limitate e relativamente scarse, per i cambiamenti verso l’economia del futuro che non  può che essere green, decarbonizzata e circolare” [4].

Da sempre, e ancor di più da quando sono Presidente del C.d.A di Greenthesis Group, ho cercato di dare realizzazione concreta alla strada che porta verso un’economia circolare, sposando questo approccio affinché il Gruppo applicasse al massimo i valori della circolarità, come ad esempio nell’ambito delle bonifiche dove possiamo vantare la leadership italiana. Mi sento, dunque, di poter dire, perseguendo questi obiettivi da decine di anni, che la strada giusta è quella che conduce a un maggiore rispetto per l’ambiente, per gli esseri umani e che si può perseguire il profitto eticamente. Dobbiamo ricordarci che siamo esseri resilienti, in grado di ricominciare tutto daccapo se necessario, ma è anche importante imparare dai propri fallimenti affinché si possa dare vita a un futuro migliore. Uno sconvolgimento come quello che stiamo vivendo, perciò, ha senso se comporta, dopo, un cambio di paradigma che porti a un benessere condiviso, anche e soprattutto per il luogo che ci ospita e di cui abbiamo già per troppo tempo abusato.

Solo se penseremo green, agiremo nella maniera migliore possibile, per tutti.

Alberto Azario


[1] Qui è possibile scaricare il pdf completo del Rapporto in questione: https://greenfinanceplatform.org/resource/will-covid-19-fiscal-recovery-packages-accelerate-or-retard-progress-climate-change

[2] https://europa.today.it/lavoro/stiglitz-coronavirus-rinnovabili.html

[3] https://www.repubblica.it/economia/2020/05/05/news/covid_19_occasione_per_ricostruire_l_economia_puntano_sull_ambiente-255661493/?ref=RHPPTP-BH-I255749871-C12-P2-S2.4-T1

[4] http://www.greenreport.it/news/economia-ecologica/il-manifesto-uscire-dalla-pandemia-con-un-nuovo-green-deal-per-litalia-110-firme-dal-mondo-delle-imprese-per-una-ripresa-green/